G n° 17-5 - Colui che dona la Luce

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    Un'ombra spenta

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    Nel palazzo dei Titani, Mnemosine avanza nei corridoi, consapevole che ormai l’intero palazzo del Tartaro sta andando in pezzi, e che non vi è più nessuno a difesa di Crono. Ad interrompere le sue riflessioni sopraggiunge lo sconosciuto che ha aiutato Lythos e Crono a fuggire. Secondo lui, ormai Crono non è che un sovrano privo dei ricordi e della Dunamis, e quindi inferiore ai suoi stessi sudditi: in condizioni innormali, una tale innocenza dovrebbe spingere gli altri ad offrirgli una mano in aiuto, ma tali sono le sue colpe che probabilmente nessuno muoverà un dito, lasciandolo sprofondare nelle tenebre. "L’omicidio di suo padre Urano tinge di nero l’intero suo cosmo. Nessuno afferrerebbe mai la sua mano" dichiara, mentre, all’esterno, Crono sta precipitando desolatamente tra una pioggia di macigni. Più in basso, Aioria distrugge alcune rocce e ritorna a terra insieme a Lythos, ma quest’ultima lo supplica di salvare anche chi era con lei, indicandogli Crono. Riconosciutolo, Aioria si prepara subito ad attaccarlo, ma Lythos rinnova la sua supplica, dicendo che quel ragazzo è fuggito con lei. Il Cavaliere di Leo ricorda il suo ultimo incontro con il Titano e l’amnesia di cui soffriva, che, unita al fatto che ora da lui non proviene nè cosmo nè Dunamis, lo spinge ad esitare. Gli altri Cavalieri d’Oro sono sbalorditi nell’apprendere che si tratta proprio di Crono, ma quest’ultimo, arrivato a terra, rimane immobile di fronte al corpo privo di vita di Iperione, guardando il quale prova tristezza, perché, pur sentendo che colui lo amava, non riesce a ricordarne il nome. Colpito, Aioria soddisfa la sua curiosità, spiegandogli che colui che ha di fronte è Iperione, il Dio del Sole. Crono tende timidamente una mano verso il corpo del Titano, ma in quel momento il suolo sotto di lui sprofonda, facendo precipitare Iperione verso il Tartaro. "Mi sono ricordato… di una cosa. Rammento che per quanti sacrifici facessi… non riuscivo a ottenere ciò che volevo. Le mie mani non riuscivano a stringere alcunchè" commenta Crono rammaricato. In quel momento, dal sottosuolo si innalzano delle braccia nere, appartenenti alle anime dannate dell’aldilà, che lo afferrano e bloccano. La loro apparizione rattrista ulteriormente Crono, dolorosamente consapevole del proprio destino "Le uniche mani che si protendono verso di me… appartengono all’oscurità?! Nessuna luce risplende su di me". Abbandonato al proprio destino, Crono si lascia trascinare verso le tenebre, ma all’ultimo momento Aioria balza in avanti e gli afferra un polso, respingendo le braccia nere con il Lightning Plasma. Il signore dei Titani è sbalordito all’idea che qualcuno abbia affrontato l’oscurità per aiutarlo, e gli chiede il perché di tale gesto. "Perché ho promesso a Iperione di proteggerti, re Crono" risponde il ragazzo con un sorriso.
     
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