Episode G n° 15 - Colui che fu richiamato dalle acque malefiche

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    Un'ombra spenta

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    Gli attacchi fiammeggianti della salamandra di fuoco rischiano di uccidere i soldati ed il popolo dei Titani, ma Camus si pone a loro difesa, sferrando ancora una volta l'Aurora Execution e creando un muro di ghiaccio difensivo. Stavolta anche il mostro subisce il colpo, restando congelato e crollando. Camus capisce che qualcosa ha privato l'essere della sua forza, segno che il cosmo che lo ha generato è calato d'intensità. In cielo, un altro frammento del Theos Sema si è estinto, ma il custode dell'undicesima casa sospetta che tra i Titani stia succedendo qualcosa di persino più importante. I suoi sospetti sono fondati, tra i palazzi del Labirinto di Crono infatti, Iperione avanza minaccioso verso Mnemosine, brandendo contro di lei la propria spada. La Dea lo avverte che ciò non servirebbe a nulla, ma Iperione non si lascia distrarre, finalmente consapevole di come stanno le cose. In punto di morte infatti, l'esplosione della Dunamis di Ceo gli ha svelato la verità, ed ora anche lui sa che i suoi ricordi sono stati sottratti dalla perfida sorella. Furioso, Iperione solleva la spada, minacciandola di restituirgli la memoria, e la Dea obbedisce, avvertendo però che il ritrovarla non sarà certo motivo di conforto. Centinaia di serpenti neri avvolgono la spada ed il corpo del Titano, bloccandone i movimenti, e soprattutto turbando il Dio, che sente di conoscerli. In quel momento, una voce risuona nell'aria, ed una figura fatta d'acqua si innalza dal cosmo di Mnemosine "Tu sei colui che dormiva in seno alla serpe, sprofondato nelle viscere di una buia terra. Fu il mio Ichor a richiamarti, o Dio in catene" afferma la voce, prendendo le sembianze di Ponto, che prosegue "Ciò che tu amministravi in origine era simbolo di splendore… era ciò che riversa la propria luce sul mondo intero. Tu fosti Dio del sole, in origine. Tuttavia ti fu sottratta la tua carica e venisti imprigionato per mano di una divinità straniera che giaceva nelle viscere della Terra: Apopi, il Dio serpente!". Sbalordito, Iperione ascolta incredulo le parole di Ponto, che gli chiede come mai, tra tutti i Titani, fu proprio lui il primo a tornare in vita. Anni prima, quando Apopi venne annientato da Aiolos del Sagittario e Ponto fu liberato dal sigillo che lo imprigionava, Iperione rischiò di morire, essendo stato il suo corpo praticamente dilaniato dalla distruzione del Dio egizio. Ponto però lo soccorse, e per dieci anni gli donò il suo Ichor e la sua Dunamis, riportandolo in vita. Questo significa che loro due sono profondamente legati, e per questo Ponto ha permesso a lui solo di sentire il commiato di Ceo, che non è invece riuscito a raggiungere gli altri Titani ed ha rivelare loro la verità, ed ora gli fa un'offerta: "Al tempo della Titanomachia, Mnemosine era al fianco di Zeus! Oceano e Teti non parteciparono alla guerra, ma spinsero la loro figlia Stige, alleata di noi Titani, a passare al nemico! Voi Titani iniziaste a tradirvi l'un l'altro… e ciò decretò la vostra fine. Ma tu sei diverso. Tu sei un Dio capace di risplendere, poichè possiedi la forza del sole. Tu sei il Dio senza macchia, che morì restando fedele al proprio senso della giustizia. Tu sei degno di prender parte… al mio piano. Abbandona il tuo popolo e i Titani, e torna a me!". Ponto prosegue dicendo che ormai il loro Ichor è accomunato, come se fossero consanguinei, praticamente come padre e figlio, e gli propone di diventare il sole che splenderà sul nuovo mondo da lui creato. Iperione, rimasto in silenzio finora, freme di rabbia e con un gesto fulmineo libera la spada, dilaniando i serpenti e le fattezze di Ponto stesso. Il guerriero ribadisce l'esistenza di legami ben più forti di quelli di sangue, dichiarando che un Dio, se degno di tal nome, dovrebbe conoscerli bene. "Ciò che un Dio deve proteggere sono il suo popolo, che in lui ripone la propria fede, e i suoi fratelli, con i quali condivide le proprie speranze per dar vita ad un ideale". Convinto che l'avvenire esisterà solo finchè ci saranno persone da proteggere, Iperione ribadisce che non possano esserci possibilità per un futuro privo di speranze, ed anche quando qualcuno tradisce o muore, il suo sentire rimane in coloro che gli erano vicini, che portandone nel cuore il ricordo dovranno battersi con persino maggiore energia per coloro che devono proteggere. "E' questo il dovere degli Dei che si ergono in cima al mondo!" conclude, sferrando un nuovo fendente. Furioso, Ponto lo rinnega, ma Iperione non se ne cura. Suo desiderio è proteggere il suo sovrano Crono contro tutto e tutti, anche se dovesse restare da solo. Avvolto in un vortice nero, Iperione scompare facendo esplodere il palazzo in cui si trovava, mentre Mnemosine riflette sul suo senso di giustizia che lo ha spinto a rinunciare all'offerta di Ponto. Attimi dopo, avvolto in un sole nero, il Titano compare dinanzi ad Aioria, Shaka, Aldebaran e Milo: saranno loro le sue prime vittime per difendere Crono.

     
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