Capitolo 11 - Calore

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    Un'ombra spenta

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    Tenma ripensa al primo incontro con Aaron, avvenuto anni prima, nel giorno di una terribile tormenta di neve. Morto di freddo, il ragazzo, allora bambino, trovò riparo in una vecchia casa abbandonata, al cui interno vi era però un bambino addormentato, vestito con un saio e circondato da una luce brillante e figure di angeli. Sorpreso, Tenma pensò che fosse un figlio degli Dei, ma poi Aaron si svegliò e, sorridendo amichevolmente, l'invitò a restare con lui. Il ragazzo accese un fuocherello, ma la legna non bastava per riscaldare Tenma, ed Aaron inizialmente sembrava restio ad aggiungerne altra. Solo dopo le proteste di Tenma, il bambino acconsentì, aprendo la sua sacca da viaggio ed estraendo una valigetta in legno, al cui interno c'erano dei pennelli. Senza ulteriori esitazioni, Aaron bruciò tutto per riscaldare Tenma, raccontandogli anche di essere in viaggio per Firenze per diventare un pittore. Queste parole colpirono un pò Tenma, che aveva sentito dire quanto gli strumenti fossero importanti per un artista, e finalmente i due si presentarono, scoprendo di essere entrambi orfani. Tenma, da tutti chiamato Pegaso, raccontò di essere del posto, e di provvedere da solo a se stesso, cosa che suscitò l'ammirazione di Aaron, che aveva sentito dire della presenza di numerosi banditi nella zona. Più tardi, Aaron si addormentò di nuovo, ed al risveglio non c'era più traccia del suo sacco da viaggio o di Tenma. Quest'ultimo infatti sta camminando nella neve, ridendo perchè in realtà anche lui è uno dei banditi della zona, ed ora potrà rivendersi gli oggetti di Aaron, inclusa una strana stella a cinque punte. Per un pò il bambino pensò che l'altro avrebbe rischiato di morire congelato uscendo a cercarlo, ma poi si ripetè che al mondo i creduloni sono come gli stupidi. In quel momento, urtò una massiccia figura uscita dall'ombra, restando terrorizzato. Intanto, nella capanna, Aaron era profondamente preoccupato per Tenma, temendo che i banditi l'avessero rapito, ma in quel momento l'uomo misterioso entrò, sbattendo per terra il bambino. L'uomo spiegò che nella zona gli ordini erano chiari: qualsiasi brigante doveva essere immediatamente giustiziato, poi restituì ad Aaron le sue cose, ed il bambino fu particolarmente felice di avere di nuovo con se la stella a cinque punte. Queste parole praticamente confermavano che Tenma era un ladro, e l'uomo si preparò a giustiziarlo, ma Aaron intervenne, dicendo di aver dato lui al ragazzo le sue cose. Sbalordito, Tenma ascoltò Aaron convincere l'uomo, che alla fine, pur avendo intuito la verità, decise di accettare questa versione. Egli disse a Tenma che d'ora in avanti aveva un grosso debito nei confronti di Aaron, e che questa era quel che gli uomini chiamano amicizia. Senza fuoco comunque i tre sembravano condannati a morire, così l'uomo si sedette per terra, stringendo a se i due bambini in un abbraccio, e spiegando a Tenma che il calore che sentiva era quello che proviene dagli esseri umani e dai cuori della gente. Un calore tale da poter essere sentito solo da chi vive realmente, e da far mettere da parte ogni cattiva intenzione. In lacrime, Tenma annuì, e l'uomo, su richiesta di Aaron, rivelò di chiamarsi Suikyo della Coppa. Di nuovo nel presente, Tenma si chiede come possa Suikyo essere davanti a lui con indosso la Surplice di Garuda. L'uomo risponde che segue Hades perchè egli è il più grande degli Dei, destinato a purificare il mondo, e che lui stesso si occuperà di uccidere i cavalieri di Atena in suo nome.

     
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