Omosessualità nella mitologia

LOKI SAINT SEIYA GOLD OF SOUL

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  1. Phoenix il fuoco
     
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    BUON MARTEDÌ DA IKKI,CAVALIERE DELLA FENICE.
    VISTO I SCHIFOSI FATTI AVVENUTI POCHI GIORNI FA,E CHE CONTINUANO AD AVVENIRE,VOGLIO PARLARE DELL'OMOSESSUALITÀ NELLE MITOLOGIA,VORREI CHE SI SMETTESSE DI AVERE QUALSIASI FORMA DI RAZZISMO,QUANDO CAPIREMO CHE SE CI RISPETTIAMO TUTTI,VIVREMO DAVVERO NELLA LUCE.(E PER QUESTO PARLERÒ ANCHE DI LOKI (Saint Seiya)

    Se nel mito accade l´essere, nell´essere accade anche l´omosessualità quale componente dell´esistenza umana che svela coppie archetipiche che caratterizzano la psiche umana.
    E´ il mito a dirci che anche nell´omosessualità si dà il principio individuativo perché essa stessa appartiene all´essere e quindi alla totalità.

    L´omosessualità, come l´essere, ha attraversato l´oblio della cultura occidentale, ha perso le tracce dello sguardo interiore e del sentimento di se stessa.
    "Perché ci sia cultura omosessuale, bisogna che il desiderio si scontri con la società. Allora avviene la drammatizzazione, in una lotta contro le leggi o contro l´opinione pubblica, che trasforma l´amante di efebi in campione (vincitore o vinto) della libertà"(Dominique Fernandez pag. 283-284 "Il ratto di Gamenide")

    L´omosessualità appartiene nel mito alla sfera divina. Così l´uomo l´ha resa eterna a se stesso e alla storia dell´uomo:"Il divino non offre qui all´uomo come in altre religioni - promesse di salvezza, ma rivela l´essenza del suo essere, e, facendoglisi per tale rivelazione presente, non rimanda l´uomo al futuro, ma gli dona, attimi di eternità."

    Se essa nel mito rinvia ad una dimensione trascendentale, quindi di apertura all'essere, l´omofobia sembrerebbe condurre verso la più ottusa chiusura al mondo.
    "Così giunse ai Greci il messaggio del Divino; così ad essi fu dato esperire il Divino: non come quel che categoricamente comanda ed esige, non come salvezza terrena e ultraterrena, bensì come l´Eterno che non conforta e rasserena con promesse, ma per il fatto stesso che è".

    L´omosessualità quale simbolo di spiritualità, ci rimanda all´essere nel suo dirsi nei miti, e i miti ci riportano l´eternità del dirsi in un "qui ed ora", che non nega la trascendenza anzi l´amplifica, ma nega un al di là che lacera la libertà umana.
    L´oblio dell´essere e dell´omosessualità durante la lunga storia occidentale, sono due violenze che entrambe le categorie hanno patito. Simile è il loro cammino e correlate sono l´una all´altra in quanto la prima apre le porte alla seconda.

    Nei miti presi in oggetto, pochi rispetto alle tracce omosessuali che si possono scoprire nella tradizione mitologica, sono già presenti luminosità e accadimento sia dell´essere che dell´omosessualità.
    "Anche se i nostri miti sull´omosessualità greca si sono eclissati, i miti greci restano a testimoniarne il significato più profondo, archetipico, del legame con lo stesso sesso....L´attenzione a questi miti ci aiuta a confermare e articolare la nostra stessa consapevolezza che essa significhi qualcosa di più di una semplice preferenza sessuale, anche se non è separabile da questa. " (Christine Downing "Amore per lo stesso sesso").

    Nella cultura greca antica, l´omosessualità veniva accettata perché non veniva giudicato nella sfera sessuale il cosa si faceva, ma il come. La temperanza, la giusta via di mezzo tra l´eros e la ragione(Apollo) veniva ricercata come via etica e politica, non interessava l´oggetto sessuale.
    Nei miti greci solo gli dei superano la giusta via di mezzo lasciandosi andare alla passione più sfrenata, (Dionisio e i suoi tanti amanti) cercano di superare le leggi della natura, persino la morte.

    Il mito di GANIMEDE
    Ganimede è un giovane che appartiene alla stirpe reale di Troia, la tradizione ci narra che il giovane è un bellissimo adolescente, il più bello dei mortali.
    Custodiva le mandrie del padre sulle montagne che circondavano la città di Troia. Zeus se ne innamorò, mandò l´aquila a rapirlo, lo condusse sull´Olimpo e lo amò. Zeus lo tenne con sé sull´Olimpo e gli diede il compito di coppiere.

    I simboli che incontriamo in questo mito sono molto forti, forte il contenuto, forte la visione d´amore trascendentale tra Ganimede e Zeus.
    L´aquila nella simbologia, è il re degli uccelli, essa è simbolo di potenza e dell´attitudine alle armi.
    Gli antichi bestiari le attribuivano le capacità di fissare il Sole senza socchiudere gli occhi e di percorrere regioni del cielo inaccessibili all´uomo.
    L´aquila è lo spirito assoluto, è la razionalità assoluta, è la potente creatura alata.

    Colui che detiene la coppa è il custode di un potere immenso, dispensa miele: il nettare degli dei; la coppa contiene l´ elisir dell´eterna giovinezza, la coppa per l´umanità ha sempre rappresentato un simbolo essenziale e trascendentale, essa è il contenitore dell´eternità, e della suprema conoscenza.
    L´omosessualità viene trattata in questo mito ponendo la coppia conoscenza - trascendenza rappresentata da Ganimede - Zeus, a modello di un' interpretazione della relazione uomo - uomo quale scaturigine dell´anelito umano verso la bellezza verso la conoscenza, verso la trascendenza.

    L´universalità trascende l´umano portandolo ad essere il custode dell´essere stesso, rappresentato dalla coppa, l´anelito trascendente è rappresentato dall´aquila quale simbolo dello spirito assoluto.
    L´amore spirituale che sgorga tra uomini ha una tradizione lunghissima, inizia dalla nascita della sapienza, e poi della filosofia (Platone) e prosegue con l´estasi dei primi cristiani, nel tempo medioevale e nell´umanesimo, tale ascesi della conoscenza attraverso un anelito fisico dell´uomo per l´uomo concretizza l´amore di Dio non per la sua creatura ma per ciò che è a sua stessa immagine e somiglianza, l´amore dell´uomo per l´uomo chiude il cerchio della visione stessa di un´escatologia non solo cristiana ma universale in cui il simile può riconoscersi e amarsi come suo simile.

    La coppia Conoscenza -Trascendenza si sposa alla coppia Puer - Senex, ovvero il fanciullo divino e il saggio distante.
    Puer in campo astrologico viene associato al pianeta Mercurio, è insieme la figura dell´Eroe, del fanciullo divino, del Briccone e il Messia; Mercurio è impaziente e supera il tempo scappando; Senex è associato a Saturno, saggio, solitario, freddo, la sua conoscenza del mondo deriva dalla sua distanza dalla vita, questa coppia è complementare e forma un´interità.

    "La coppia Zeus- Ganimede è un´immagine della coniunctio - oppositorum , riunione di opposte polarità psichiche in uno stato equilibrato di tensione. In essa possiamo riconoscere alcuni caratteri dominanti che ci accompagneranno nel corso del nostro viaggio: il valore iniziatico della relazione omosessuale; la direzione verticale (terra - cielo) del rapimento amoroso e il suo percorso simbolico (materia - volo - spirito); la valenza erotica- non necessariamente sessuale della costellazione Puer Senex frequente nelle relazioni maschili (comprese le varianti padre - figlio e maestro - allievo)". (V. Lingiardi) pag- 30


    Il mito di CALLISTO
    Callisto dal greco bellissima, era una ninfa al servizio della dea Artemide, Zeus se ne innamorò e la sedusse, per averla si narra che Zeus si travestì da Artemide altre versioni ci dicono che assunse le sembianze di Apollo.

    "Questo è l´unico mito che abbia permesso, nei secoli, qualche timida incursione nel tema del lesbismo, altrimenti ignorato" (Giovanni Dall´Orto "Orsa cerca Orsa")
    Dopo qualche tempo, Callisto insieme ad Artemide e alle altre ninfee si riposano dopo una battuta di caccia e decidono di farsi un bagno rigenerante, Callisto prima ritrosa si spoglia, e Artemide scopre il tradimento di Callisto.
    Artemide la scacciò e la trasformò in un´orsa, secondo un´altra versione Callisto fu trasformata in un´orsa da Era, la moglie di Zeus per vendicarsi del tradimento del consorte.

    "Così disse, e l´affrontò e l´afferrò davanti per i capelli e la gettò a terra bocconi. Quella tendeva le braccia implorando pietà: le braccia cominciarono a farsi ispide di nero pelame, e le mani a curvarsi e ad allungarsi in adunchi unghioni e a fungere da piedi, e il viso prima ammirato da Giove a deformarsi in un largo ceffo; e perché non commuovesse nessuno con suppliche e preghiere, le fu tolto il dono della parola: dalla gola roca esce un suono iracondo e minaccioso che incute paura" (Ovidio "Le metamorfosi" Libro II).

    La morte dell´orsa Callisto ha più versioni. Una ci narra che ad uccidere Callisto sia stata Artemide stessa su suggerimento di Era, un´altra versione vede nel figlio di Callisto e Zeus: Arcade, l´uccisore della madre.
    Dopo la sua morte Zeus trasformò Callisto nell´Orsa Maggiore e il figlio Arcade nell´Orsa Minore.
    Il simbolo dell´orsa che qui incontriamo, rimanda ad una dimensione terrena, ma anche profonda e sconosciuta. Rimanda al femminino eterno, alla vita nella sua forma materiale e ancora di più al mistero della creazione stessa, del principio che regge l´universo stesso e che non può essere che retto da un principio femminile.

    "Nella simbologia psicologica e in quella dei sogni l´orso è interpretato come personificazione dell´aspetto temibile dell´inconscio, in C. G. Jung compare spesso come lato negativo della personalità. Sebbene sia pericoloso, aggiunge E. Dappli, simboleggia qualcosa da realizzare e, a dispetto del suo genere grammaticale, può alludere anche a un elemento femminile terreno" (Enciclopedia dei simboli).
    L´orsa (ctonia) diventa orsa maggiore, la stella che non tramonta mai, il potere terreste si trasforma, si spiritualizza e diventa luce eterna, anche qui è presente il tema della spiritualizzazione e della trasformazione.
    Il tema della trasformazione è un elemento che il femminile quale archetipo psichico porta in sé.

    Callisto è l´ancella di Artemide, è lei la sua signora. Vediamo più da vicino e più profondamente chi è Artemide. Di chi la donna si innamora e di cosa va in cerca quando ama. Cosa ama la donna nell´altra donna?
    La donna ama la nascita della vita stessa.
    "Ancora una volta è un intero mondo nell´unità della sua ricchezza inesauribile quello che qui si fa incontro come vivente figura divina: il mondo nel suo momento primigenio e germinale - quel momento che è della pianta, dell´animale e dell´uomo stesso. Tale mondo si rivela penetrato, nella sua luce e nella sua tenebra, da un unico spirito divino: lo spirito della freschezza e chiarita virginea. Questo spirito, che è la natura stessa nella sua germinalità, può esser detto puro e sacro, sia ch´essi affascini con la grazia e la bontà, sia ch´esso sgomenti con la minaccia".(W. Otto)

    Nei miti non viene menzionata l´omosessualità femminile,tanta quanto quella maschile. Tranne che per brevi cenni, essa non è presente. Tale carenza mitologica a mio avviso è anche l´origine dell´oblio in cui essa è caduta nella cultura occidentale. L´omosessualità femminile è silenziosa e tale silenzio, a mio avviso, ha creato una disparità psichica delle lesbiche le quali fin dall´origine del dirsi dell´essere, nel mito appunto, non si sono viste raccontare, non hanno avuto un´origine appunto. Paradossalmente proprio la donna che rappresenta l´origine della vita si è vista negare - diversamente dal maschio - l´amore per se stessa e per la sua simile.

    LOKI

    Loki è una divinità appartenente al Pantheon nordico. Compagno di Odino e di Thor (col primo strinse, in tempi remoti, un legame di fratellanza di sangue), si presenta come una figura molto particolare la cui principale caratteristica è un'ambigua dualità. Gli scritti lo ricordano come un demone nemico dell'ordine cosmico, un ingannatore maligno e perfido, ma, al contempo, viene talvolta ricordato come un ingegnoso inventore, altre volte come colui che soccorre gli dèi nei momenti difficili.

    Appartiene alla stirpe degli Asi, tuttavia la sua famiglia e la sua progenie sono legate ai demoni del male, in particolare ai giganti. Egli è figlio del gigante Fàrbauti e della dèa Laufey (o Nàl) e ciò rivela un primo aspetto della sua dicotomia in quanto nella sua persona convivono gli aspetti di entrambe le razze: la malvagità dei giganti e l'impegno degli dèi nel mantenere l'ordine cosmico.

    Le malefatte di Loki infatti non sono fini a se stesse, ma sono necessarie per mantenere l'equilibrio nell'ordine cosmico: solo quando verrà il "Crepuscolo degli Dei" (Ragnarok) egli potrà dare libero sfogo alla sua parte malvagia per guidare le forze del male contro gli dèi.

    Con la gigantessa Angroboða ha generato tre figli. Hel, la terribile guardiana del mondo degli inferi. Fenrir, il lupo cosmico nemico degli dèi. E infine Jormungand (o anche Miðgarðsormr), la serpe di Miðgarðr, che riposa nell'oceano avvolto attorno alla terra.
    Con la dea Sigyn ha avuto invece i figli Narfi e Vàli, i quali sono probabilmente gli unici figli di Loki che non hanno nulla a che vedere con le forze del male in quanto figli di un amore sincero e fedele.

    Come portatore del male sulla terra Loki è anche ricordato come il padre delle streghe. Si narra infatti che egli avesse trovato tra le braci ardenti di un falò un cuore di donna mezzo cotto e cibandosene rimase ingravidato dando vita alle streghe. Questa non fu l'ultima gravidanza di Loki, difatti il dio è il padre di Sleipnir, il cavallo magico a otto zampe di Odino con le rune incise sui denti, che il dio, trasformatosi in puledra, ebbe dallo stallone Svadilferi.
    Loki ha la capacità di trasformarsi a piacimento. Nei poemi lo ritroviamo sotto forma di mosca, pulce, falco, salmone o foca. Ciò è dovuto alla conoscenza e alla pratica di quella magia detta Seiðr che per i maschi comporta inverecondia e comportamenti omosessuali. Ecco spiegate le gravidanze di Loki la cui dualità comporta la convivenza di atteggiamenti maschili e femminili nella sua persona: è infatti nota l'antipatia che gli dèi provano nei confronti di Loki per il suo modo di "giacere come una donna" (Edda di Snorri).

    Egli è un dio antichissimo, lo troviamo citato in due miti (Il Rapimento di Iðunn e Sigurðr e i Nibelunghi) assieme a Odino e Hœnir. Essi rappresentano la triade che ne La Predizione dell'Indovina da un tronco d'albero ha dato vita all'uomo. In tale episodio, assieme a Odino e Hœnir viene citato un altro dio di nome Loður che donò agli uomini calore e bell'aspetto. Successivamente fu ipotizzato che il nome Loður altro non è che una variazione antica del nome Loki: ciò identificherebbe Loki come una sorta di dio creatore e civilizzatore, nonché come divinità del fuoco (difatti la parola scandinava antica logi significa fiamma).

    Sopra ogni cosa Loki incarna il principio del male insito nella creazione stessa, necessario all'esistenza del cosmo che si basa su un equilibrio di opposti princìpi. Egli è identificato come il veleno dell'esistenza, possessore del principio del male, ma per preservare se stesso e la sua causa paradossalmente è costretto a difendere il principio del bene, siccome è stabilito che solo nell'ultimo giorno si svolgerà e si concluderà la sua lotta contro di esso.

    Tra i tanti miti che lo vedono protagonista si ricordano soprattutto:

    - il mito della creazione di Mjöllnir (il possente martello di Thor) nel quale egli, sotto forma di moscone infastidisce il nano Brokkr che lo stava forgiando, causandone la mal riuscita.

    - il mito del rapimento di Mjöllnir, in cui Loki aiuta Thor a recuperare il medesimo oggetto che era stato rubato dal gigante Utgarða-Loki.

    - il mito dell'uccisione di Baldr in cui il dio degli inganni induce il cieco e innocente Höðr a uccidere il dio Baldr e ne impedisce il ritorno tra i vivi.

    Questa può essere considerata in effetti come l'ultima delle sue malefatte: infatti Loki, catturato dagli dèi viene costretto a osservare il figlio Vàli che trasformato in lupo sbrana il fratello Narfi.

    Successivamente con le budella di quest'ultimo Loki viene legato a tre rocce e un serpente che sputa veleno dalla bocca viene posto sopra di lui. Sigyn intanto cerca di alleviare le sofferenze del suo amato raccogliendo con un bacile il veleno del serpente per evitare di far bruciare il dio, ma ogni volta che ella si allontana per svuotare il recipiente colmo, il veleno cola sul volto di Loki causando violenti spasmi che fanno tremare la terra.

    Egli sarà condannato a questo supplizio fin quando non verrà il giorno del Ragnarok nel quale sarà liberato dal serpente di Miðgarðr e guiderà le armate del male contro coloro che lo hanno condannato: gli dèi di Asgarðr.

    In tempi moderni Loki è stato spesso accostato alla figura di Satana, ciò non è corretto dal momento che egli è comunque interessato a preservare l'ordine cosmico, mentre Satana è un accanito rivale di tale ordine.

    Inoltre è credenza largamente diffusa che Loki sia il figlio adottivo di Odino e fratellastro di Thor col quale si contende il trono di Asgarðr. Tale credenza è stata diffusa dai vari romanzi, film e fumetti che hanno visto il dio nordico protagonista, ma come abbiamo già detto precedentemente, Loki è un dio antichissimo che appartiene addirittura alla triade che diede la vita agli uomini ed è inoltre fratello di sangue del dio padre Odino.
     
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